Claudio Di Scalzo
SOPRA UNA TAVOLA DI CARLO AMBROSINI
I personaggi creati, e disegnati!, da Carlo Ambrosini, sono
anche un luogo d'elezione, narrativo-simbolica, che presuppone il teatro e la
scissione personaggio-autore; sono un'opera in progress, sul Male e sugli esiti
di tante costrizioni contemporanee, che però stante i tempi - amari - di
volgarizzazioni e tregenda consumistica al ribasso nell'immaginario occidentale
- non hanno la centralità che meritano. Perché se oggi si leggono i romanzoni o
i romanzetti best-sellers invece di Tolstoj o Borges lo stesso veleggiano
fumettoni e fumettini invece di quelli di Carlo Ambrosini - Quanto accade al
fumetto d'autore, alla mano d'autore, rientra nel panorama complessivo per cui, oggi,
nell'epoca del "mi piace/non mi piace" che poi è una forma di
nichilismo più che nicciante somareggiante, nessuno rischia linguaggi
complessi, o che perlomeno aprano ad altra conoscenza, ad uno stile che violi l'attesa del ricoscibile, e mani altrimenti virtuose nella scommessa della ricerca sono amputate. O, inserite, come nel caso del maestro, in serie e dinamiche di personaggi meno perturbanti. Dunque addio a Joan Dix e Napoleone. E questa è una lettura, a scheggia, ermeneutica, che si vena (svena?) di nostalgia.
da "Il piacere del fumetto"
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