lunedì 15 febbraio 2016

Claudio Di Scalzo: Il Dampyr di Maurizio Rosenzweig




DAMPYR 182/183 - Tutti i diritti riservati Sergio Bonelli Editore



Claudio Di Scalzo
IL DAMPYR DI MAURIZIO ROSENZWEIG
(ovvero sulla necessita di rileggere certi albi d'autore)

Gli albi, certi albi, con personaggi che mensilmente escono in edicola, vanno letti e poi riletti. Seguo molto Dampyr. Anche perché lo ritengo l’unico feuilleton-fumetto europeo.  Con soluzioni narrative e disegnate eccellenti. 
Vanno riletti a) per cogliere meglio gli esisti stilistici e la trama b) perché il piacere estetico si basa sulla ripetizione (parente dell’eros) c) Per una forma, la ritengo, di rispetto verso un lavoro che è costato al disegnatore mesi se non un anno intero, e che il lettore liquida-consuma in mezzora e meno. D) Prassi la mia, consigliata, perché il consumo sempre sul presente dell’edicola o della fumetteria, quanto a novità, è deleterio. Anche se è il meccanismo in prassi dei tempi correnti.

Dopo questo ABCD rivelo che ho riletto Dampyr  182/183 “Nella dimensione nera” e”Dittatura infernale” disegnati da Maurizio Rosenzweig e sceneggiato da Mauro Boselli. Conto di dedicarmi, in progress, ad altri albi e autori. Che ho eletto ad amici fidati in letture da tempo.




La mia lettura, o dis-lettura, è operata, ci tengo  precisarlo, da un critico dilettante, visti i tanti professionisti in circolazione che non vanno mai oltre la recensione mimetica e didascalica; mi sento insomma un po’ come gli investigatori privati di Poe e Doyle, dilettanti a fronte dell’istituzione pagata ed atta ad indagare. Insomma faccio critica per diletto.  

Veniamo, in questa prima puntata, agli albi in questione. Estrapolo quattro pagine.

“Nella dimensione nera” di Maurizio Rosenzweig, un disegnatore che in questi albi per Dampyr a mio avviso ha potuto elevare al cubo le sue valenze estetiche, presenta scene di battaglie che hanno uguali nelle tenzoni aggrovigliate di certi disegni rinascimentali e nei disegni di cavalcate con sciabole dei pittori napoleonici. Stessa crudezza e galoppante miscuglio tra l’animalesco e l’umano che piega verso la ferinità assoluta. Questa la mia prima messa a fuoco. Poi sui saliscendi nelle tetre prigioni e palazzi con rostri bisognerebbe scomodare l’interpretazione psico-analitica (non sull'autore ovviamente) sulle sedimentazioni dei simboli inconsci in tavola china-libera (per parafrasare il paroliberismo surreal-futurista)



Le altre tavole scelte rimandano alla sensualità, che è accennata delicatamente per le adolescenti e impudica ma virata nell’ironia per le femmine adulte. Questa maniera del disegno, che si pone da molteplici punti di vista in un dinamismo assoluto, è figlia di un certo espressionismo alla Max Beckmann, anche ironico-grottesca; infatti il pittore affermava che “Se si vuole comprendere l’invisibile, si deve penetrare il più profondamente possibile nel visibile”. Quindi i protagonisti così reali stanno nella Dimensione Nera invisibile in tutto il loro contraddittorio bascullamento nel fantastico.  





Le ultime due tavole sulle quali mi soffermo sono dedicate al paesaggio: Praga i suoi tetti. Praga il suo Ponte Carlo. Ecco, qui - e Maurizo Rosenzweig son sicuro questi accostamenti li svolge attingendo alla sua formazione più recondita – s’avverte l’incisione più nobile in arte: del Doré dei tetti londinesi del Seurat che carboncino alla mano disegnava i ponti sulla Senna. Un chiaroscuro veramente difficile da scordare,  e per questo, ancora da sfogliare 

(15 febbraio 2016)



domenica 7 febbraio 2016

Claudio Di Scalzo: Lacrime di pietra di Carlo Ambrosini - Dylan Dog n. 350






Claudio Di Scalzo

LA MARCIA INGRANATA SULLE LACRIME DI PIETRA

Carlo Ambrosini sceneggiatore rima con “il migliore?”. Sarebbe da suggerirlo se non se ne fosse impossessata la politica antica ed odierna. Accontentiamoci di “intrepido suggeritore” delle nervature, nel fumetto, di questa contemporaneità duemila, che possiamo chiamare transmodernità anche nei generi. Estetici e antropologici. Infatti mentre impazza e sguazza sui media e al cubo il tema del Sacro, con la S maiuscola, sulle bandiere della politica-spettacolo; in “Lacrime di pietra” i protagonisti a colori Dylan Dog e l’ispettore in pensione Bloch, s’intrecciano nella vicenda dove la santa Crispille a sua volta s’intesse (la maglieria segnica disegnata si fa e si disfa continuamente) con la cieca Crispille declinando il sacro dalla teologia alla malvagità e ritorno verso una maggiore comprensione dell’umano travolto dalle passioni. 

Attorno alla statua con giardinetto e chiesa ruota, ruotano, s’allargano e poi si ristringono vicende nere, criminali, con numerosi punti di vista sulle pulsioni e scelte di chi soccombe al Destino autorizzato a “traviare” perché esso fu scomodato dall’Amore. E dall’Eros. Amore poi sordido e squallido atto di prostituzione. In cui incappa, preso da passione senile, Bloch. Con problemi allo stomaco e alle sue fantasie ancor più pericolose di quelle gastriche perché mentali.

Dylan Dog opera con pena filiale al disincanto finale. La tenerezza riporta equilibrio addirittura nel fumo d’una caldaia che brucia cadaveri di amanti a pagamento di Crispille diventati scomodi.

Però tutta la macchina narrativa-disegnata, si regge su di una battuta di Bloch che lascia i luoghi dove ha vissuto raggiro ed emozione altissima. Lui districatore di misteri e rebus criminali. Dice all’autista: “Muoviamoci, Jenkins, ingrana la marcia”. Risponde l’autista: “M..Ma la macchina ha il cambio automatico!” – “Non importa ingranala lo stesso” impone l’ispettore. 

"Ingranare" la marcia lo stesso nell’automatico dei generi, codificati, anche riguardo al personaggio Dylan Dog già protagonista di tante vicende e albi, è l’unica maniera per produrre novità. Bisogna andare contromano, tentare l’impossibile, come far capire che il sacro è violenza e su di esso si basa, anche oggi. Tanto più oggi. 

Carlo Ambrosini lettore di Borges, poeta e scrittore, sa che la Finzione apre a biforcazioni imprevedibili, dove lo stesso autore-disegnatore  a volte non va né può andare. Accenna ad una possibile guida di lettura. Io oggi, domenica 7 febbraio, ho scelto questa.






NOTICINA DISSACRANTE LUNGHINA A SÉ STANTE

Saltuariamente mi dedico a recensioni su questo weblog, TELLUS GEO-FUMETTO, sull’OLANDESE VOLANTE TRANSMODERNO,  e poi sulla mia bacheca Facebook OLANDESE VOLANTE VISUALOlandese che ha 14 amici. Di cui solo qualcuno segue e pratica il fumetto. Fumettisti la cui opera mi coinvolge. Da tempo. Tra questi, da tanto tempo, Ambrosini. Ma queste recensioni sono inutili. Perfettamente inutili. Anche se le so d’Autore. Perché è indubbio che ho strumenti ermeneutici per entrare nel segno fumetto scritto e disegnato. E allora perché inutili? Me la cavo con un ABC. 

E segnalo dove sull'OLANDESE VOLANTE scrivo di fumetto (disletture che non credo continuerò salvo casi come per questo albo o per altri talenti che stimo) e tento una sorta di TRANSFUMETTO alleato della letteratura e della pittura (qui gioco una parte della mia scommessa stilistica)



Olandese Volante: TRANSFUMETTO


Olandese Volante: AUTORI E GENERI

A) Le recensioni mimetiche (semplici considerazioni sulla trama oppure ridotte all’osso di un trafiletto) sul Social Facebook sono migliaia. Sono imposte dal mezzo di produzione anche sopravanzando la volontà degli "amici"! Ed ovviamente l'autore, il disegnatore, lo sceneggiatore non può di commento in commento, anche se volesse, rispondere con saggi sul suo lavoro! e poi perché mai dovrebbe svelare la sua tecnica e interpretazione a degli sconosciuti seguaci!? I Blog, poi, sono dediti al superlativo assoluto amicale che sempre vale! e gestiti, spesso, da chi cerca entrature oppure sono autoreferenziali in un circuito che esclude per sua natura il compito della “critica della cultura”. La sua crudeltà e passione. Si danno voti si creano premi estemporanei: credo che anche su Dylan Dog circoli qualcosa di simile. Mi sembra d’aver intravisto. Il miglior albo, il miglior disegnatore sceneggiatore…

B) L’editoria grande e piccola, in genere, si compiace di questi circoli e forum e seguaci (ecco! Io ad esempio non son seguace di nessuno né voglio esserlo) che divulgano titoli e commenti. E non so se spostano gli acquisti. Non credo. Il vetrinismo di migliaia di prodotti cancella il desiderio del prodotto al di là delle promesse di enfatici: “Lo compro!” – E’ mio! – Finalmente!

C) Ah! che nostalgia quando un Cabaret Voltaire nel ferro e fuoco del Novecento cambiava il mondo dell'arte dadaistando tutto! e quando in cantine dell'underground americano nascevano segni con l'intento di combattere lo stato presente di dominio nel gusto. E questi autori non finivano ingessati in Premi Versiliesi o supporter di trasmissioni televisive dove i politici si leccano smisuratamente idioti.