lunedì 20 ottobre 2014

Claudio Di Scalzo: Sul personaggio e la sua ombra nell'autore. Carlo Ambrosini scenggiatore e fumettista. Ringo.





Claudio Di Scalzo

SUL PERSONAGGIO E LA SUA OMBRA NELL’AUTORE

Gli artisti dal segno iconico che materializza uno stile solido e riconoscibile possono prendere qualsiasi personaggio, in questo caso Ringo ideato da Recchioni per Orfani, e fornirne una interpretazione che segnicamente, a mio avviso, sopravanza e sopravanzerà, altre interpretazioni; è un po’ come se, al valido fotografo di moda capitasse in studio un certo Boldini, e con i pennelli dicesse: “io la modella la interpreterei così”. Cosa varrebbe di più la foto o la tela? Però, e non posso esimermi dallo scriverlo, Carlo Ambrosini, per storia nel fumetto, suo segno e valentìa di sceneggiatore che ha inventato personaggi come Nico Macchia, Napoleone, Jan Dix, questa non è la condizione ideale, perché se unisce la sua sceneggiatura ed il suo segno vengono fuori episodi per la Storia del Fumetto, dico Storia del genere, quella che poi ti consegna alla manualistica negli anni a venire, un po’ come la raccolta indovinata del poeta.

Così è una imposta “diminuzione” ad un artista. Che dopo un lungo giro torna nella condizione di “illuminare” il personaggio, Ken Parker, creato da altri. Vuoi per le scelte, a mio avviso non lungimiranti, dell’editoria a fumetti italiana, e in questo caso della Bonelli, dove si privilegia la linea avveniristico spaziale intrisa di iperrealismo con echi giapponesi e americani, mentre Ambrosini nelle sue sceneggiature e personaggi, proponeva, e propone, la linea europea, più colta ed efficace nel lessico dell’immaginario, che non dimentica Jung, il romanzo gotico e realista ottocentesco, le conquiste verbo-visive delle avanguardie novecentesche, i dialoghi secchi inventati da Hemigway e Coward, il nero nell'Essere prima che nelle pistole, il sangue in eccesso negli emisferi cerebrali che portano all'ottusità e al male prima che sian tirati fuori pugnali!, insomma il meglio, secondo me, di ciò che cultura e non frittura dell’immaginario ha prodotto. In più Carlo Ambrosini è schivo e riservato. Non segue la moda odierna dove sceneggiatori e disegnatori sul web, su Facebook, ognidì, sopravanzano i loro personaggi per esser personaggi lor stessi (che vivon rivelando gusti e laboratorio) a danno dell’eroe disegnato, che perde il suo mistero e la sua autonomia, necessaria affinché ancora si abbiano dei Tex o dei Corto Maltese, o appunto, i rimpianti Jan Dix o Napoleone. 

E come altri amici e lettori attendo, appunto, un personaggio tutto di Carlo Ambrosini oppure il proseguo delle avventure di Napoleone e Dix, almeno un grande albo all'anno, cosa peraltro a suo tempo ventilata e mai realizzata. In Francia questo sarebbe accaduto al sicuro!