giovedì 1 dicembre 2016

Claudio Di Scalzo: Sul Dampyr Magazine 2016 - Sergio Bonelli Editore







Claudio Di Scalzo

SUL DAMPYR-MAGAZINE 2016 - SERGIO BONELLI EDITORE

“Il Magazine-Dampyr  vale se nel disegno-parola è corale”. Da questa facile rima propongo un’ermeneutica dell’albo con due storie inedite e con servizi a colori di 176 pagine dedicato ad Harlan Draka. Della Sergio Bonelli editore. Intanto quando s’interpreta una produzione estetica - ed il fumetto lo è tanto più oggi nell’epoca transmoderna - è buona regola partire dall’indice.

La copertina è realizzata da Luca Rossi. E l’autore, uno dei disegnatori storici della saga-horror-feuilleton, fin dai primi numeri (come testimonia “Dampyr I Misteri di Praga” editati ad inizio 2016), offre una raffigurazione del trio esemplare: il duro temerario Kurjak, il nobilmente esistenzialista Harlan Draka, e l’irriverente Tesla sottilmente umoristica nel suo sdoppiamento bellezza-mostruosità. Si va verso le date dicembrine e la copertina ha un’aria anche festosa. Adatta. 

Il magazine è curato da Graziano Frediani. Che ha una lunghissima esperienza in materia di magazine e almanacchi in quel misto fumetto con testi divulgativi che a fine anni ottanta andò a sostituire le riviste da edicola. Funziona il magazine come contenitore?, ha un’evoluzione? Che differenza ci sono in questo dedicato a Dampyr con quelli di un tempo per Tex o Dylan Dog? 

Intanto i testi sono diminuiti e le parti disegnate più presenti e molteplici. E lo sono intrecciandosi con le avventure del protagonista. Non più semplicemente regesto per il genere di titoli in libri film disegni usciti in un anno. Ciò è scelta giusta. Oggi la Rete, i siti specialistici, le pagine Facebook offrono una miriade di testi a tema che rendono stranamente “già letta” anche la più accattivante didascalia in forma di sussidiario-Magazine. Quindi testi brevi, intrecciati, senza che l’albo sia diviso a panino: lasciando ai disegni il ruolo di salume. Ma la struttura sia a cipolla. Sfogli e sfogli senza trovare un centro. Non è necessario. Confido che queste categorie culinarie e ortofrutticole siano adatte a rendere accattivante il prodotto-fumetto per la cucina dei sensi vari.


Paolo Bacilieri


I testi si dedicano alle varie tipologie del vampirismo per incentrarsi poi sulla magnifica vita attoriale di Christopher Lee. Saggio divulgativo-biografico scritto da Maurizio Colombo. Mentre Luca Barbieri presenta la vita scissa nel fantastico, per ambedue senza ritorno, di John Bauer (1882-1918) che troveremo interpretata da Boselli e Bacilieri e di  Richard Dadd (1817-1866) - Profili che informano e assurgono quasi al genere della biografia come prosa d’arte. In più colmano lacune: di Bauer poco si sapeva in giro (e ciò conferma che oggi la vita di artisti, la loro estetica, può essere interpretata dal fumetto. Bacilieri, se sta assieme a sceneggiatori d’alto livello, ne è il miglior interprete. Ricordo il suo Cézanne per Jan Dix e le altre trascrizioni artistiche per Napoleone con sceneggiatore anche qui Carlo Ambrosini). Su Richard Dadd, natura manicomialmente schizoide, folle assoluto, poco si sapeva: comparve la prima volta in Italia sulla copertina di un libro Adeplhi  per il romanzo di Theodore F. Powys, “Gli Dei di Mister Tasker”. Romanzo infernale e gnostico. Poi io non l’ho più visto pubblicato su riviste a larga diffusione.

Anche “la musica del diavolo”, di Gianmaria Contro, è doviziosamente informata e seducente. E non è facile trattare il demoniaco dopo che immagini e testualità varia alla Wikipedia e siti di devoti divulgano il trait-d’union Rock-Demonio. Il testo, ben scritto, che introduce l’avventura di Tesla a firma Colombo-Genzianella, divulga nomi di gruppi misconosciuti accostandoli ai giganti della classica che dialogarono con il demoniaco però in un’accezione romantica o post-romantica impressionistica come Saint-Saëns, Liszt, Musorgkij, Tartini, Berlioz, Verdi. Accostamenti giustificati dal Post-moderno-Transmoderno o dai vari decostruttivismi nei linguaggi, per cui ogni testo-segno-immagine aspirante all’iconico sta alla pari con altri. Però a volte servirebbe ricordare che una cosa è Berlioz e Liszt una cosa la bandetta punk-demoniaca o Alice Cooper versus Manson. In termini di creatività e scrittura musicale. N’est pas!

Perfettamente riuscita la presentazione di Fitz-James O’Brien, giornalista e stravagante bohemien, e autore di racconti che possiamo porre tra Poe e Lovecraft. Fra l’altro qui viene istituito il necessario rapporto tra uno dei migliori albi della serie, il 126, con i disegni di Nicola Genzianella: “La stanza perduta”.
“Un poeta irlandese a New York…” correda la riduzione disegnata del racconto “La lente di diamante” per le matite di Roi. Sceneggiatura di Boselli. Interessante operetta (ripubblicata) che testimonia l’evoluzione di Roi - qui proponente atmosfere alla Dino Battaglia - oggi signore di un segno tra i più riconoscibili del fumetto. Personalmente, però, più che Poe nella prosa dell’irlandese ci avverto atmosfere alla Hoffmann. Anche gli esiti della follia, nel racconto disegnato, son più riconducibili al romantico tedesco che non alle follie molto più metafisiche dei personaggi di Poe.



Nicola Genzianella



Veniamo alle tavole, ai disegni, che sono il vero centro focale del Magazine. Aperta la porta-copertina ci imbattiamo in un delizioso racconto brevissimo di Giusfredi-Bacilieri. Attenzione. La brevità accoglie la risonanza adatta ai tempi duemila. Lo sceneggiatore esemplifica che oggi un neologismo può scardinare le conoscenze accademiche, fino al rimbecillimento di quest’ultime. Il professore universitario. E che la protagonista, come migliaia di altre coetanee, mischia con improntitudine e sfrontatezza le icone del novecento per ridurle ad un puzzle senza capo né coda. Un caos umoristico. Praticamente il transmoderno in ambito del linguaggio.

A Bacilieri, sulla sceneggiatura di Mauro Boselli, la prova più estesa nel Magazine-Dampyr. Dopo il raccontino brevissimo. Quasi apologo. Il romanzo breve de “Il magico ritrattista dei Troll” dedicato al pittore Bauer. In un intreccio temporale con il presente di Harlan Draka. Sogni compresi. Che Boselli riprendendo la tradizione dei sogni incrociati, da Borges a Queneau, fa vivere al pittore e al Dampyr e ad Egil Una-mano e alle rispettive belle protagoniste nell’Eterno Femminino riversate; e da Bacilieri nelle forme procaci esaltate; come Gudrun Finngadottir (già presente nello Special Dampyr 9, “Gli studenti della  scuola nera”, disegni Bacilieri) come  Ellqvist moglie di Bauer.

Paolo Bacilieri utilizza gli stilemi liberty dell’epoca e l’onirismo che sottintende ogni rappresentazione del fantastico da parte di chi interpretava nostalgicamente epoche pre-industriali affidandosi alla leggenda simbolista. Così mentre le avanguardie cancellavano bagordi e sublime pittorico c’era chi di quelle atmosfere faceva il centro della propria vita in estetica riversata. Tutti figli, alcuni senza saperlo, di Dorian Gray. I prezzi erano alti da pagare, ovvio. Questi pittori o meglio le loro estetiche sono molto più proficue per il fumetto dei fondatori del moderno come i dadaisti o Man Ray e Duchamp, perché le loro elucubrazioni s’intridevano del materiale su cui poggia il fumetto fantastico.

Però, quanto conta, anche in questo Dampyr-Magazine, è la realizzazione stilistica del fumettista. Come raffigurare il passatismo sensual-simbolico dei protagonisti? Intanto con il deforme tenuto a bada da improvvisi chiarori; poi ingrandendo e rimpicciolendo parti di quei corpi entranti-uscenti, quindi dialetticamente, nel campo visivo del lettore. Che diventa a suo modo soggetto della vicenda. Nessuno come Bacilieri riesce a condurre chi legge dentro la storia disegnata. Proprio in virtù di continui spostamenti del campo visuale che segue una narrazione fatta di ellissi e flash-back. In questa modalità dove i corpi e le vicende trovano rapinose sintesi in un naturale arboreo tra i più suggestivi, il volto di Draka collima col suo antenato dalla mano-spada che lasciano senza fiato anche il più scaltrito cultore delle vicende dampyriane.

A questo viaggio nel fantastico si contrappone il delirio realistico a firma di Maurizio Colombo con disegni di Nicola Genzianella. Qui siamo nel racconto breve.  Non mi sorprende che Tesla sia stata a suo tempo in terrestre diurna vita una rivoluzionaria. Che verrà segnata dal totalitarismo di turno. Bieco e assassino. Colombo, l’altro dioscuro (co-autore del personaggio, anche se poi la gran mole è stata sviluppata da Boselli, e sol di recente Colombo è tornato), porta nelle vicende di Harlan Draka il sociale deturpato, le violenze politiche, e quelle dettate dalle miserie del sottoproletariato urbano,… insomma è molto attento agli sviluppi della struttura ideologica. Nicola Genzianella, anche lui con un'efficace libertà nella costruzione delle vignette in tinte bicolori nutrenti i vari sentimenti espressi dai protagonisti, fornisce una prova stilistica alta. E spero che ciò preluda ad un protagonismo di Tesla negli sviluppi della serie ampio e determinante. Il fumettista che ha disegnato più albi di Dampyr, creando un segno suggestivo che da solo rende geo-fumetto la narrazione (le sue città, le sue montagne) in questo compito lo vedrei particolarmente adatto.


Corrado Roi



NOTA 1 - Certo, è, che, Sergio Bonelli Editore, con il Maxi estivo; la ripubblicazione ottobrina in cartonato delle prime di Majo, la serie di 4 albi di Annwn (196-199); lo speciale 12 "la porta dell'Inferno" e il 200 a colori con avventura in più albi... sta dedicando una grande attenzione (e investimento) al personaggio. Che a mio avviso è l'unico Feuilleton-Novel europeo. Feuilleton che accoglie diversi generi e temi. Lo studieranno nelle università quando cesserà l'idiozia accademica.

NOTA 2 - Le recensioni, a mio avviso, tanto più le interpretazioni, come questa che firmo, servono nell’epoca-web-spettacolarizzata a molto poco. Ogni minuto commenti-giudizi-sottolineature s’espandono sulla rete sui social. Anche se fossi Pasolini o Sartre la mia “interpretazione” sarebbe un pulviscolo tra altri migliaia di pulviscoli. E ciò mi sembra una bella cosa. Quanto vale è l’opera. In questo caso il disegno e accosto la sceneggiatura. E il personaggio: in questo caso il Dampyr Harlan Draka (con i compagni d'avventura: Tesla e Kurjak) 





lunedì 15 febbraio 2016

Claudio Di Scalzo: Il Dampyr di Maurizio Rosenzweig




DAMPYR 182/183 - Tutti i diritti riservati Sergio Bonelli Editore



Claudio Di Scalzo
IL DAMPYR DI MAURIZIO ROSENZWEIG
(ovvero sulla necessita di rileggere certi albi d'autore)

Gli albi, certi albi, con personaggi che mensilmente escono in edicola, vanno letti e poi riletti. Seguo molto Dampyr. Anche perché lo ritengo l’unico feuilleton-fumetto europeo.  Con soluzioni narrative e disegnate eccellenti. 
Vanno riletti a) per cogliere meglio gli esisti stilistici e la trama b) perché il piacere estetico si basa sulla ripetizione (parente dell’eros) c) Per una forma, la ritengo, di rispetto verso un lavoro che è costato al disegnatore mesi se non un anno intero, e che il lettore liquida-consuma in mezzora e meno. D) Prassi la mia, consigliata, perché il consumo sempre sul presente dell’edicola o della fumetteria, quanto a novità, è deleterio. Anche se è il meccanismo in prassi dei tempi correnti.

Dopo questo ABCD rivelo che ho riletto Dampyr  182/183 “Nella dimensione nera” e”Dittatura infernale” disegnati da Maurizio Rosenzweig e sceneggiato da Mauro Boselli. Conto di dedicarmi, in progress, ad altri albi e autori. Che ho eletto ad amici fidati in letture da tempo.




La mia lettura, o dis-lettura, è operata, ci tengo  precisarlo, da un critico dilettante, visti i tanti professionisti in circolazione che non vanno mai oltre la recensione mimetica e didascalica; mi sento insomma un po’ come gli investigatori privati di Poe e Doyle, dilettanti a fronte dell’istituzione pagata ed atta ad indagare. Insomma faccio critica per diletto.  

Veniamo, in questa prima puntata, agli albi in questione. Estrapolo quattro pagine.

“Nella dimensione nera” di Maurizio Rosenzweig, un disegnatore che in questi albi per Dampyr a mio avviso ha potuto elevare al cubo le sue valenze estetiche, presenta scene di battaglie che hanno uguali nelle tenzoni aggrovigliate di certi disegni rinascimentali e nei disegni di cavalcate con sciabole dei pittori napoleonici. Stessa crudezza e galoppante miscuglio tra l’animalesco e l’umano che piega verso la ferinità assoluta. Questa la mia prima messa a fuoco. Poi sui saliscendi nelle tetre prigioni e palazzi con rostri bisognerebbe scomodare l’interpretazione psico-analitica (non sull'autore ovviamente) sulle sedimentazioni dei simboli inconsci in tavola china-libera (per parafrasare il paroliberismo surreal-futurista)



Le altre tavole scelte rimandano alla sensualità, che è accennata delicatamente per le adolescenti e impudica ma virata nell’ironia per le femmine adulte. Questa maniera del disegno, che si pone da molteplici punti di vista in un dinamismo assoluto, è figlia di un certo espressionismo alla Max Beckmann, anche ironico-grottesca; infatti il pittore affermava che “Se si vuole comprendere l’invisibile, si deve penetrare il più profondamente possibile nel visibile”. Quindi i protagonisti così reali stanno nella Dimensione Nera invisibile in tutto il loro contraddittorio bascullamento nel fantastico.  





Le ultime due tavole sulle quali mi soffermo sono dedicate al paesaggio: Praga i suoi tetti. Praga il suo Ponte Carlo. Ecco, qui - e Maurizo Rosenzweig son sicuro questi accostamenti li svolge attingendo alla sua formazione più recondita – s’avverte l’incisione più nobile in arte: del Doré dei tetti londinesi del Seurat che carboncino alla mano disegnava i ponti sulla Senna. Un chiaroscuro veramente difficile da scordare,  e per questo, ancora da sfogliare 

(15 febbraio 2016)



domenica 7 febbraio 2016

Claudio Di Scalzo: Lacrime di pietra di Carlo Ambrosini - Dylan Dog n. 350






Claudio Di Scalzo

LA MARCIA INGRANATA SULLE LACRIME DI PIETRA

Carlo Ambrosini sceneggiatore rima con “il migliore?”. Sarebbe da suggerirlo se non se ne fosse impossessata la politica antica ed odierna. Accontentiamoci di “intrepido suggeritore” delle nervature, nel fumetto, di questa contemporaneità duemila, che possiamo chiamare transmodernità anche nei generi. Estetici e antropologici. Infatti mentre impazza e sguazza sui media e al cubo il tema del Sacro, con la S maiuscola, sulle bandiere della politica-spettacolo; in “Lacrime di pietra” i protagonisti a colori Dylan Dog e l’ispettore in pensione Bloch, s’intrecciano nella vicenda dove la santa Crispille a sua volta s’intesse (la maglieria segnica disegnata si fa e si disfa continuamente) con la cieca Crispille declinando il sacro dalla teologia alla malvagità e ritorno verso una maggiore comprensione dell’umano travolto dalle passioni. 

Attorno alla statua con giardinetto e chiesa ruota, ruotano, s’allargano e poi si ristringono vicende nere, criminali, con numerosi punti di vista sulle pulsioni e scelte di chi soccombe al Destino autorizzato a “traviare” perché esso fu scomodato dall’Amore. E dall’Eros. Amore poi sordido e squallido atto di prostituzione. In cui incappa, preso da passione senile, Bloch. Con problemi allo stomaco e alle sue fantasie ancor più pericolose di quelle gastriche perché mentali.

Dylan Dog opera con pena filiale al disincanto finale. La tenerezza riporta equilibrio addirittura nel fumo d’una caldaia che brucia cadaveri di amanti a pagamento di Crispille diventati scomodi.

Però tutta la macchina narrativa-disegnata, si regge su di una battuta di Bloch che lascia i luoghi dove ha vissuto raggiro ed emozione altissima. Lui districatore di misteri e rebus criminali. Dice all’autista: “Muoviamoci, Jenkins, ingrana la marcia”. Risponde l’autista: “M..Ma la macchina ha il cambio automatico!” – “Non importa ingranala lo stesso” impone l’ispettore. 

"Ingranare" la marcia lo stesso nell’automatico dei generi, codificati, anche riguardo al personaggio Dylan Dog già protagonista di tante vicende e albi, è l’unica maniera per produrre novità. Bisogna andare contromano, tentare l’impossibile, come far capire che il sacro è violenza e su di esso si basa, anche oggi. Tanto più oggi. 

Carlo Ambrosini lettore di Borges, poeta e scrittore, sa che la Finzione apre a biforcazioni imprevedibili, dove lo stesso autore-disegnatore  a volte non va né può andare. Accenna ad una possibile guida di lettura. Io oggi, domenica 7 febbraio, ho scelto questa.






NOTICINA DISSACRANTE LUNGHINA A SÉ STANTE

Saltuariamente mi dedico a recensioni su questo weblog, TELLUS GEO-FUMETTO, sull’OLANDESE VOLANTE TRANSMODERNO,  e poi sulla mia bacheca Facebook OLANDESE VOLANTE VISUALOlandese che ha 14 amici. Di cui solo qualcuno segue e pratica il fumetto. Fumettisti la cui opera mi coinvolge. Da tempo. Tra questi, da tanto tempo, Ambrosini. Ma queste recensioni sono inutili. Perfettamente inutili. Anche se le so d’Autore. Perché è indubbio che ho strumenti ermeneutici per entrare nel segno fumetto scritto e disegnato. E allora perché inutili? Me la cavo con un ABC. 

E segnalo dove sull'OLANDESE VOLANTE scrivo di fumetto (disletture che non credo continuerò salvo casi come per questo albo o per altri talenti che stimo) e tento una sorta di TRANSFUMETTO alleato della letteratura e della pittura (qui gioco una parte della mia scommessa stilistica)



Olandese Volante: TRANSFUMETTO


Olandese Volante: AUTORI E GENERI

A) Le recensioni mimetiche (semplici considerazioni sulla trama oppure ridotte all’osso di un trafiletto) sul Social Facebook sono migliaia. Sono imposte dal mezzo di produzione anche sopravanzando la volontà degli "amici"! Ed ovviamente l'autore, il disegnatore, lo sceneggiatore non può di commento in commento, anche se volesse, rispondere con saggi sul suo lavoro! e poi perché mai dovrebbe svelare la sua tecnica e interpretazione a degli sconosciuti seguaci!? I Blog, poi, sono dediti al superlativo assoluto amicale che sempre vale! e gestiti, spesso, da chi cerca entrature oppure sono autoreferenziali in un circuito che esclude per sua natura il compito della “critica della cultura”. La sua crudeltà e passione. Si danno voti si creano premi estemporanei: credo che anche su Dylan Dog circoli qualcosa di simile. Mi sembra d’aver intravisto. Il miglior albo, il miglior disegnatore sceneggiatore…

B) L’editoria grande e piccola, in genere, si compiace di questi circoli e forum e seguaci (ecco! Io ad esempio non son seguace di nessuno né voglio esserlo) che divulgano titoli e commenti. E non so se spostano gli acquisti. Non credo. Il vetrinismo di migliaia di prodotti cancella il desiderio del prodotto al di là delle promesse di enfatici: “Lo compro!” – E’ mio! – Finalmente!

C) Ah! che nostalgia quando un Cabaret Voltaire nel ferro e fuoco del Novecento cambiava il mondo dell'arte dadaistando tutto! e quando in cantine dell'underground americano nascevano segni con l'intento di combattere lo stato presente di dominio nel gusto. E questi autori non finivano ingessati in Premi Versiliesi o supporter di trasmissioni televisive dove i politici si leccano smisuratamente idioti.