Claudio Di Scalzo
“ IL VOLTO NEL
TRAMONTO DEL SIMBOLO TIEN DI CONTO”
1
Ho come compagnia notturna
“L’ORDA DEL TRAMONTO”. Per una sorta di “Piacere del fumetto” di barthesiana
eco ne leggerò soltanto alcune pagine. In questo racconto lungo a fumetti - non
mi garba l’appellativo/semplificazione di “Texone” - con personaggio icona
tutto funziona: anche il connubio Rujo-Roi a partire da queste “erre” e vocali
che dilatano nella contrazione la percezione di qualcosa in germinazione. C’è
del dannunzianesimo non voluto nei cognomi degli autori. Quanto a fondante
evocazione d’atmosfera. A me manca il pineto. E, non sto scherzando, ho pensato
di leggere il volume a Viareggio, a luglio, in pineta. Poi non ho resistito a
questo sondaggio dell’una di notte. Credo che questo “racconto per immagini
western”, forse per la prima volta, apra, grazie ai disegni di Roi, ad una
riuscita compenetrazione con altri universi visuali, metti il simbolismo
teatrale. C’è una teatralizzazione dei gesti, una misura del simbolico, che
soltanto questo tipo di disegno può consentire. Anche il volto di Tex, che ha
avuto tanti interpreti di talento, assume la trasfigurazione nel
celato-rivelato. Tento di spiegarmi. Il Tex di Roi rappresenta anche la
gestualità onirica. E non è suggestione perché l’ho letto disegnatore di altri
personaggi prepotentemente vocati a questo, no, l’onirico, l’oscuro, funziona
ancor più con un personaggio rivelato, a volte anche linguisticamente, come
Tex. Questa innovazione segnica è un crinale. Direi quasi una nuova
germinazione, possibile, in materia di rappresentazione di Tex. Qui mi fermo.
2
LA QUESTIONE DEL
VOLTO-PUNTO DI VISTA
Dalle prime tavole, de “L’orda del tramonto”,
l'aspetto evidente è che il disegnatore, Roi, ha trasferito, in dialogo con la
sceneggiatura, Rujo, stilemi gotico-onirici-tenebrosi nelle vicende texiane,
andando oltre a quelle che fan parte di racconti a pennello di Lettieri o Galep
con Mefisto ecc, perché qui il punto di vista del protagonista Tex, sulle
vicende, non è più quello del confronto con lo spettrale nelle vicende umane,
ma con il Male dettato o suggerito dall’amore-possesso verso la donna: ciò
cambia conseguentemente il suo volto. A me appare uno snodo. E leggendo la
vicenda ho prima pensato che dialoghi, narrazioni, dettate da Rujo ben dentro
la linea storico- linguistica di Tex e dei suoi pards fossero un limite a quanto il
segno di Roi invece spingeva verso un linguaggio meno
codificato; poi, ricordando che il fumetto Tex ha la sua tradizione da
rispettare pena uno stravolgimento che il lettore medio non approverebbe, ho
pensato che questa dialettica era funzionale: molto funzionale: tra tradizione
e innovazione. Siamo dinanzi a una scommessa stilistica. Poi se le contaminazioni,
simbolistico-decadenti, produrranno sequenza nelle future storie non lo so. Ravviso
però che oggi Tex potrebbe avere due linee, come da sana tradizione estetica:
una linea-classica-classicista di Pasquale Del Vecchio e l’altra appunto, di
Roi, più simbolistico-decadente. Tra questi due poli le dinamiche di tanti altri valenti disegnatori.
...CONTINUA
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